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L’inflazione

Gli economisti si dividono sul significato dell’inflazione
Gli economisti si trovano in disaccordo su quale sia, precisamente, un livello di inflazione accettabile, che non causi distorsioni nel sistema economico capitalista. Molti studiosi sostengono che un moderato incremento dei prezzi sia il segno di una economia in crescita e quindi in buona salute; asserendo che il problema più grande sia la deflazione, un segnale dell’insorgenza di una recessione (o stagnazione). Tuttavia, l’inflazione è uno dei più grandi problemi del capitalismo, per questo ci accingeremo a spiegare i motivi della sua pericolosità per il nostro sistema economico. In primo luogo un aumento notevole del livello dei prezzi, oggi, oppure aspettative future di una notevole inflazione, sono fenomeni che rendono difficile il calcolo razionale del capitale da parte delle imprese, creando un’atmosfera di incertezza che inibisce l’impresa capitalista. Oltre alle difficoltà di calcolo l’inflazione ha dei veri e propri effetti distributivi a vantaggio dei debitori e a discapito dei creditori.
La deflazione – definizione ed esempio giapponese-

La deflazione è uno dei maggior pericoli del sistema capitalista perché difficilmente è risolvibile attraverso politiche monetarie adottate dalle Banche centrali. Al contrario l’inflazione è un fenomeno economico assai grave, ma molto più controllabile dai governatori delle Banche centrali. In secondo luogo, per un’economia capitalista è molto più semplice entrare in una spirale deflattiva, adottando ad esempio una netta riduzione della spesa pubblica e tassi di interesse nominali elevati, piuttosto che uscire da una depressione attraverso lo stimolo dell’economia.
Come già accennato la deflazione non può essere superata con soluzioni puramente monetarie e ciò è dimostrato dal caso giapponese dei primi anni Novanta. Infatti, nonostante la Banca centrale giapponese avesse tagliato quasi a zero il tasso di interesse nominale (il cosiddetto costo del denaro) e il governo giapponese si era impegnato in un imponente programma di opere pubbliche, immettendo così fiumi di liquidità nell’economia, i prezzi continuavano a scendere in quanto i giapponesi, oltre ad avere un elevato tasso di risparmio (e quindi un basso tasso di consumo), aspettavano a compiere i propri acquisti, essendo consapevoli che nei mesi a venire i beni desiderati sicuramente scendevano di prezzo. Si aspettavano che i prezzi continuassero a scendere a causa della scarsità della domanda interna, causata dai loro comportamenti di consumo. Con questo esempio, si vuole porre l’attenzione su quanto sia importante il fattore psicologico nel successo od insuccesso di una manovra economica che non può soggiacere solo a modelli e calcoli matematici. In questo caso l’immissione di quantità enormi di denaro nell’economia non è stata efficace, perché non si è tenuto conto dei comportamenti tipici dei giapponesi in ambito economico. L’inefficacia delle manovre giapponesi, volte ad incentivare investimenti privati e consumo, è stata paragonata a tentare di pushing on string (spingere il capo di una corda).
Il credito monetario come fondamento del sistema capitalista

Già dal XV secolo si registra un importante incremento dei commerci, grazie sia allo sviluppo di Regni, molto più solidi, sia all’estensione di relazioni feudali e commerciali tra i diversi paesi. Con lo sviluppo dei commerci vengono a essere utilizzati anche in Europa (erano già utilizzati in oriente) strumenti di credito monetario, per agevolare i pagamenti tra i mercanti. Tra questi si osserva l’utilizzo delle cambiali, strumenti finanziari, che prevedono una rete di istituti bancari e una rete di mercanti. Il sistema delle cambiali funzionava in questo modo: un mercante, invece di portarsi appresso una cassa di monete d’oro, il cui peso ma soprattutto il rischio era notevole, poteva emettere una cambiale, ottenuta dalla sua banca, utilizzandola per pagare un altro mercante. Il secondo mercante presentava alla banca la cambiale, ottenendo il pagamento pattuito per lo scambio.
Inizialmente le cambiali riguardavano solamente una ben definita coppia di mercanti ed erano relative a specifici beni. In seguito persero ogni personalizzazione e divennero uno strumento di pagamento impersonale trasferibile a una parte terza. Durante il XVII secolo le cambiali furono molto utilizzate come denaro privato transazionale